Primo giocatore italiano ad entrare nella top 100 nel 2024, vicecampione europeo e vincitore di diversi tornei FIP, Marco Cassetta è uno dei giocatori più importanti nel panorama italiano. Lo abbiamo intercettato a margine della tappa di Palermo del Mediolanum Padel Cup.
Dopo i successi dello scorso anno, sei stato tra i protagonisti anche in questa prima parte del 2025. Possiamo già parlare di un bilancio più che positivo?
“Direi proprio di sì, il bilancio è sicuramente molto positivo. L’obiettivo è sempre quello di continuare a crescere, migliorare e avvicinarsi ai giocatori più forti del mondo. Con il mio compagno, Josè Luis Gonzalez, abbiamo avuto la fortuna e l’onore di giocare e di allenarci con loro. A Roma, per esempio, siamo scesi in campo contro Paquito e Bergamini che sono la coppia numero 6. Siamo cresciuti di livello anche se manca ancora tanto. Sicuramente abbiamo fatto un passo verso di loro. Parlo ovviamente al plurale, perché ho fatto tutto con Gonzalez con cui ho iniziato la stagione e sto giocando tutti i tornei. In questi mesi sono arrivati risultati molto importanti: vittorie in molti FIP, belle soddisfazioni anche nei Premier. Come ti dicevo manca ancora tanto per avvicinare i migliori, ma sono molto contento anche perché ho raggiunto il miglior ranking della mia carriera. Lo stesso ha fatto anche il mio socio, lui è numero 67 io 75 del mondo, come coppia dovremmo essere intorno alla 32esima posizione. L’obiettivo stagionale era entrare nei tabelloni principali del Premier e siamo contenti di averlo raggiunto in sei mesi“.
Qual è stata la vittoria più bella?
“Non c’è niente di più bello che vincere con la nazionale. È emozionante già solo indossare quella maglietta. È difficile da spiegare. L’anno scorso è andata molto bene e la vittoria che più mi è rimasta nel cuore è quella contro la Francia che ci ha portato in finale agli europei. Ricordo con piacere anche un’altra vittoria contro la Francia, questa però ai quarti di finale mondiali che ci ha permesso di arrivare tra le prime quattro del mondo. La nazionale non era mai riuscita ad arrivare a questo traguardo e averne fatto parte e aver giocato quel match è stata un’emozione veramente inspiegabile. Ho vissuto un anno incredibile e tra qualche mese ci saranno di nuovo gli europei. Spero di essere convocato e di poter dare il mio contributo“.

Che cos’è per te il padel e quando hai cominciato?
“Il padel è la mia passione, la mia vita e ovviamente anche il mio lavoro. Poter mettere insieme passione e lavoro penso sia la cosa più bella. Ho iniziato giocando a tennis, in doppio perché ho sempre amato lo sport di squadra. Tra il 2017 e il 2018 ho però avuto una sorta di rigetto verso il tennis e ho iniziato con la pala. È stato amore a prima vista. Mi è piaciuto subito perché unisce tutte le caratteristiche che ho sempre trovato nel tennis. È uno sport molto dinamico, esplosivo. Per me è l’ideale, visto che sono sempre in movimento e non sono mai stato capace di stare fermo”.
Cosa si prova a scendere in campo al Foro Italico?
“È un onore poter giocare in un tempio dello sport italiano. Quando sei in campo non devi pensare a chi è passato da quel posto mitico, altrimenti ti tremano le gambe per l’emozione. Il Premier al Foro Italico, e non lo dico solo io, è il miglior torneo dell’anno. Ovviamente ci sono anche altri posti magici, ma il calore dell’Italia è incredibile e ti fa vivere il torneo con più passione”.
Tra i giocatori che hai incontrato in carriera, qual è quello che ti ha fatti più impressione?
“Con la Nazionale ho giocato contro Tapia e Di Nenno e sono campioni veramente straordinari. Ho incrociato anche Stupa, Paquito. Però se devo sceglierne uno dico Coello, che tra l’altro non ho mai affrontato in un torneo. Ho fatto degli allenamenti con lui ed è quello che mi è sembrato il più ingiocabile. Non lo superi mai, non lo passi mai. In campo sembra enorme. Ti mette addosso una pressione psicologica incredibile. Già se giochi al 100% non hai scampo, figurati se non sei al massimo. Appena sbagli qualcosa ti castiga, rischi anche fisicamente con le bordate che tira. Aggiungo anche Lebrón, un talento pazzesco e fuori dal comune”.
Il miglior consiglio per tutti gli amatori?
“Sembra scontato ma non lo è: l’importante è divertirsi. Anche se c’è molta competizione, bisogna giocare sempre col sorriso, che è quello che cerco di fare anch’io. Uno scende in campo per dare il massimo e magari vincere, ci mancherebbe, però è sempre bene ricordarsi che è un divertimento. Dal punto di vista tecnico/tattico, il consiglio che mi sento di dare è invece quello di pensare che il punto non lo fai con la palla che ti arriva in quel momento e neanche con quella successiva, ma con quella dopo. Il punto devi costruirlo, devi avere molta pazienza. Ragionando così riduci sicuramente gli errori gratuiti e ti avvicini al concetto di gioco dei professionisti”.