Si chiama 27 Padel ed è il club pensato e realizzato da Cristiano Doni, ex calciatore e capitano dell’Atalanta. Lo abbiamo raggiunto a Bergamo, dove ha sede il suo centro, per conoscere da vicino la struttura e per fare quattro chiacchiere con lui sul mondo del padel.
“27 Padel è nato nel febbraio del 2024, ma è un progetto che avevo in testa da tanti anni – spiega Cristiano – Siamo a Bergamo, in una posizione molto strategica: a due chilometri dal centro storico e vicino all’autostrada e all’aeroporto. Il centro si estende su un’area di 18.000 metri quadrati circa. Abbiamo dodici campi da padel, otto interni e riscaldati e quattro campi esterni, di cui due singoli, un campo tennis polifunzionale, calcetto, due campi da pickelball, bar, piscina, palestra, sala riunioni, ristorante. Abbiamo tutto per soddisfare non solo il Padelista ma anche chi vuole passare una una giornata di svago. Il 27 Padel, ci tengo a dirlo, è aperto e accessibile a tutti. Volevo distaccarmi dalla mentalità dei club anni ’80, dove dovevi per forza tesserarti per giocare“.
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La zona dove è nato il 27 Padel

Bergamo ti ha dato tanto, questo è anche un modo per ripagare la città di tutto l’affetto?
“Questa era una zona un po’ degradata e lasciata andare ed è stato anche un motivo di orgoglio per me averla riqualificata. Mi piace pensare di aver fatto crescere in qualche modo il quartiere ma anche questo sport, grazie ad un concetto diverso rispetto al classico capannone di periferia o collocato in una zona industriale”.
Cosa si può fare per far crescere ancora il movimento?
“Il movimento sta già crescendo molto velocemente, forse adesso il mercato si sta spostando verso l’utente e le sue esigenze. Oggi c’è più offerta e credo che molti siano alla ricerca di comodità. Penso ad esempio agli spogliatoi, ai campi e al lavoro di organizzazione partite. Penso che il mercato si sta spostando in questa direzione. Soprattutto noi italiani abbiamo un concetto del padel che adesso sta lentamente diventando più realistico. Questo sport è stato sempre visto come un surrogato del tennis, ma ritengo che sia invece sbagliato e che che debba essere considerato come uno sport vero e proprio“.